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Rifugio Benevolo
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- Scritto da Manuel
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Escursione: al rifugio Benevolo
Luogo: Val di Rhemes
Condizioni Meteo : Soleggiato
Difficoltà: Escursione con piacevoli sali scendi mai troppo impegnativa
Durata: 2h - Sola andata, per 4,3 km
Panorama: 5/5 - Val di Rhemes fantastica e dal rifugio si vede benissimo il ghiacciaio du Fond
Avvistamenti : Si, all'inizio del sentiero è pieno zeppo di marmotte
Passeggino: Si, facendo però tutta la sterrata che è più luga e percosa da mountain bike.
4.3 km, 02:14:34
Per raggiungere il rif Benevolo dobbiamo percorrere tutta la valle di Rhemes, fino alla fine, superando tutti i centri abitati, e arrivando al parcheggio che si trova subito prima di un alpeggio e di una malga. Sulla sinistra dell'alpeggio, che vende anche prodotto caseari, parte il sentiero nr 13 dove, tra le diverse indicazioni scorgiamo quella che è la meta della nostra escursione, il rifugio benevolo, segnato con 1.30h di cammino.
Il sentiero sale subito deciso nel bosco (con sassi che potrebbero essere scivolosi dopo un bel temporale) per poi uscire per un breve tratto pianeggiante da cui si intravede la valle che percorriamo senza troppe difficoltà fino al piccolo ponticello da attraversare, volendo, aiutandosi con una corda metallica (che praticamente non si usa, ma i bambini trovano divertente).
Ora il sentiero torna a salire deciso, guadagnamo di nuovo quota per poi scollinare vicino l'argine del fiume che percorre la valle, fino ad arrivare sotto una bellissima ed imponente cascata. Poco oltre c'è una freschissima fontana dove dissetarsi o riempire le borracce prima di fare l'ultimo sforzo fino al rifugio.
Da qui ci sono due possibilità. Salire subito dietro la fontanella, e tagliare cosi la sterrata che allunga il percorso, ma lo addolcise, oppure prendere quest'ultima e farsi tutti i tornanti.
Poco sotto il Benevevolo c'è una vecchia costruzione abbandonata. Qui si può percorrere la sterrata, decisamente piu comoda, tagliando ogni tanto per prati su sentieri sempre visibili, oppure farsi la direttissima sui sassi, molto facile e che è piaciuta davvero tanto ai bambini, con l'accortezza di mettervi dietro di loro e aiutarli alla bisogna.
Il rifugio offre un'ottima polenta e c'è tanto spazio per sedersi a prendere il sole nei prati circostanti.
Non dimenticatevi di timbrare il Passaporto della montagna per bambini.
Il video dell'escursione
Paestum
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- Scritto da Manuel
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Una volta conosciuta come Poseidonia quando a dominare erano i greci, rinominata Paistom sotto il dominio dei Lucani ed infine Paestum, quando a comandare erano gli antichi romani.
In campania, nel sud della regione, c'è questa perla che lascia i visitatori a bocca aperta, un sito archeologico dove è possibile ammirare i resti di una delle più antiche città che ha subito nel corso degli anni il dominio di diverse civiltà. Con i suoi templi ancora intatti, enormi, maestosi, con le sue domus dei ricchi nobili romani, con le sue mura pronte a difenderla.
L'area archeologica è molto vasta e la visita è libera, ci si può muovere in totale indipendenza, leggendo le informazioni sui pannelli antistanti i vari punti di interesse oppure scaricando l'applicazione che ci spiegherà cosa stiamo ammirando. Oppure si può prendere una guida. I bambini possono muoversi liberamente senza rischio di fare danno, quindi mamme e papà niente paura.
Inoltre nel costo del biglietto è compreso il museo antistante gli scavi, dove ci sono altre testimonianze delle civiltà che nel corso dei secoli hanno dominato questa città, come l'armatura lucana ben conservata qui esposta.
Un'esperienza molto gratificante da non mancare se si è in zona ma sicuramente da visitare anche in maniera programmata.
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I trulli di Alberobello
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- Scritto da Manuel
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Alberobello è davvero unica nel suo genere. Venendo da Matera, quando ormai mancavano una ventina di chilometri, abbiamo cominciato a vedere qualche trullo qua e la, per poi arrivare nel nostro trullo, quello che ci avrebbe ospitati per la notte, che però non era nella zona monti, famosa per avere solo trulli, ma era in mezzo a palazzi decisamente più recenti.
La struttura dei trulli è davvero caratteristica, con quel tetto tondo e spiovente che lo fa sembrare la casa dei puffi. In realtà quel tetto ha una funzione ben precisa. Raccogliere l'acqua piovana, per non mandarla sprecata. Infatti ogni trullo ha un cornicione in muratura che termina con un beccuccio dove sotto si metteva un recipiente per conservare l'acqua.
Il trullo sovrano che era proprio dietro il nostro è visitabile per un costo davvero accessibile, due euro. Dentro è possibile vedere come era l'ambiente di uno dei trulli più grandi, quello del signorotto locale, con diverse stanze e una cucina molto grande. C'era persino la stanza per gli ospiti e quando questi non c'erano al loro posto un telaio che veniva usato per filare. La stanza dei signorotti locali era messa in posizione strategica, proprio all'ingresso del trullo, con una feritoia che puntava dritta all'uscio di casa dalla quale, in caso di necessità, ci si poteva difendere sparando.
Lasciato il trullo sovrano e superata la Basilica dei santi Cosma e Damiano inizia il corso pedonale di Alberobello, tutto bianco e accecante di giorno quanto pittoresco di notte. Arrivati alla scalinata alla fine della piazza principale comincia il rione monti, la zona più turistica della città. Qui si è circondati dai trulli che però sono per la maggior parte attività commerciali, e questo è un gran peccato. La maggior parte vende chincaglieria come calamite e souvenir, c'è qualche bar ogni tanto, un ristopub qua e la. Vi consiglio di entrare nel bar in fondo alla strada, al costo di un caffè è possibile salire sulla terrazza e guardarsi intorno a 360°, servizio che ho poi scoperto essere offerto un pò da tutti i negozi.. basta comprare!
In fondo, poco prima di uscire dalla zona, che va girata in lungo e largo mi raccomando, c'è la chiesa trullo di Sant'Antonio da Padova, ma c'è una funzione in corso e non possiamo entrare a visitarla.
Un pò deluso dai tanti negozi chiedo dove è possibile vedere una zona più autentica e vengo indirizzato verso il rione piccolo, dove ci sono luminarie (spente perché mattina) e molta meno gente. Qui indubbiamente i trulli sono abitati, anche se non mancano alberghi e b&b. Non perdetevi il belvedere, avrete una visione d'insieme sui trulli davvero spettacolare.
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I Sassi di Matera
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- Scritto da Manuel
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Quindici anni fa quando visitai matera, oltre che restare affascinato dalla sua bellezza ed unicità, mi rimase molto impresso un cartello affisso su un muretto, da parte forse del sindaco, purtroppo questo non lo ricordo bene, che lamentava appunto la costruzione dello stesso da parte della produzione del film "La passione di Cristo" di Mel Gibson, sostenendo che avrebbe poi dovuto essere abbattuto per non snaturare la storicità del luogo. Adesso di tutto questo non esiste più traccia, non ne parla più nessuno nè nessuno sa nulla, sebbene io abbia chiesto a tutti, ma proprio tutti, dai giovani ai più anziani.
Raccontato questo piccolo aneddoto veniamo a Matera e ai suoi sassi.
A gennaio non c'è molta gente, molta di più di quella che mi aspettavo, ma non c'è ressa, si passeggia benissimo, si riesce ad entrare ovunque pressapoco subito.
Da piazza pascoli c'è il primo colpo d'occhio sui sassi, in forte contrasto con la città che abbiamo alle spalle. Riprendiamo la marcia e percorriamo il corso principale di Matera, per arrivare fino a piazza Duomo, dove inizia il vero e proprio tour all'interno dei Sassi, con la Cattedrale di Maria Santissima della Bruna e di Sant'Eustachio. Costo per la famiglia 2 euro.
Usciti dalla Cattedrale scendiamo tra i vecchi sassi guidati dall'istinto, non seguendo un percorso stabilito ma cercando di indirizzare la nostra visita verso il punto di partenza, così da fare un giro ad anello della città.
Tra un vicolo e l'altro raggiungiamo il corso principale dei sassi, via Madonna delle Virtù, e la seguiamo fino sopra al ponte Tibetano. Da qui per un sentiero non difficile, ma scomodo, scendiamo fino al ponte, circondati dal canyon naturale attorno al torrente Gravina. Attraversato il ponte si può continuare a salire fino al promontorio da cui i sassi di Matera si riescono a vedere nella loro interezza. Io su quel promontorio ci andai con l'auto, adesso ci si arriva solo con l'autobus, o a piedi risalendo appunto il sentiero che riparte non appena attraversato il ponte tibetano.
Tornati su via Madonna delle Virtù proseguiamo verso la "casa grotta", abitazione che ci mostra come viveno a Matera fino agli anni '50, quando la popolazione venne ricollocata in abitazioni decisamente più moderne. All'interno della casa grotta il posto d'onore è dell'asino, fonte di reddito e forza lavoro della famiglia. E' nella parte più calda della casa, più riparato, e spesso i suoi escrementi venivano utilizzati per scaldare l'ambiente, che comprendeva una cucina, un unica sala con letto matrimoniale (molto rialzato per proteggersi dall'umidità), mini tavolino attorno al quale si svolgeva la vita della famiglia, dalla colazione al pasto serale, e una cantina dove conservare letamene e paglia.
Stando a quanto ci ha detto la guida è l'unica vera abitazione riconosciuta e storica, dove hanno realmente vissuto delle persone. Le altre chissà. Insieme alla casa è possibile visitare altri due ambineti, una chiesa ruprestre e una grotta scavata nella roccia per conservare la neve.
Dopo una fugace visita alla chiesa ruprestre di San Pietro Caveoso saliamo sullo sperone di roccia dove c'è la chiesa rupestre di Santa Maria dell'Idris e un altro bel punto panoramico su Matera e sul canyon sottostante.
Da qui, in pochi minuti torniamo al belvedere di piazza Pascoli da dove questo bel giro era iniziato.
Per chi volesse una guida sappiate che Matera ne è piena, verranno loro a cercarvi, quindi se avete tempo e non avete bambini da controllare, approfittatene!
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Rifugio Marinelli
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- Scritto da Manuel
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Escursione: Dal rifugio Tolazzi al rifugio Marinelli
Luogo: Rifugio Tolazzi, Forni Avoltri
Condizioni Meteo : Soleggiato
Difficoltà: Escursione semplice se si fa la sterrata, più impegnativa tagliando per il bosco.
Durata: 1,37h - Sola andata, per 4,7 km
Panorama: 5/5 - Visuale magnifica della carnia, siamo sotto al monte Coglians.
Avvistamenti : No
Passeggino: Si, facendo però tutta la sterrata. Meglio se da trekking.
4.7 km, 02:15:42
L'escursione al rifugio Marinelli era, dopo il Pal Piccolo, nella top 3 delle escursioni da fare in carnia.
Partiamo con ordine. Si parte dal rifugio Tolazzi, da dove si può prendere anche l'altro sentiero per il lago Volaia, e si seguono le indicazioni per il rifugio Marinelli.
Una volta lasciato il bivio con il Lambertenghi/Volaia e preso il sentiero per il rif. Marinelli, ci si presentano due possibili strade. La comoda ma più lunga sterrata, o tirare dritto nel bosco in un bellissimo, ma più impegnativo sul piano fisico, sentiero di montagna che dopo una mezz'ora di cammino ci porta di nuovo sulla sterrata in prossimità della malga Moraretto, davvero molto carina.
Di nuovo si può scegliere. Un sentiero ripido e ovviamente più corto che da dietro la malga taglia la montagna e sale dritto per dritto puntando al Marinelli, oppure la sterrata, che decidiamo di prendere per alleggerire l'escursione. Non ci sono difficoltà, la strada è larga e comoda, si sale senza grossi problemi fino al rifugio, che è a 2.120m, proprio sotto il monte Coglians 2.780m, raggiungibile dal rifugio in un paio d'ore. Il paesaggio dal rifugio è magnifico, in particolare salendo sulla punta della montagna che gli è proprio di fronte si guadagna una visione d'insieme appagante e super consigliata.
Scendendo decidiamo di fare l'opposto dell'andata, ovvero prendiamo la direttissima fino a malga Moraretto e da li invece di scendere nuovamente nel bosco prendiamo la sterrata più comoda fino al rifugio Tolazzi da dove eravamo partiti.
Il video dell'escursione