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Escursione al rifugio Sunny Valley
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- Scritto da Manuel
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Escursione: Da malga Valle dell'alpe al rifugio Sunny Valley
Luogo: Passo Gavia
Condizioni Meteo : Nuvoloso
Difficoltà: Escursione di media lunghezza e poco impegnativa. 350m di dislivello
Durata: 1,30h - Sola andata
Panorama: 3/5 - Se diamo le spalle agli impianti niente da recriminare al paesaggio.
Avvistamenti : Marmotte
Passeggino: No
2.9 km, 01:30:28
Un'escursione bella da fare in zona passo Gavia (Santa Caterina Valfurva) è quella che parte dal ponte dell'alpe, nei pressi della Malga dell'alpe, e porta al rifugio Sunny Valley.
Facciamo una premessa subito. Il rifugio è raggiungibile con impianti di risalita.
Parcheggiata l'auto di fronte l'imbocco del sentiero cominciamo a salire costeggiando il torrente dell'Alpe. La vallata è molto bella e si cammina circondati dai colori e dal profumo dei fiori. Siamo soli lungo tutta la salita, solo il fischio di qualche marmotta ci rallenta per farci guardare un pò intorno.
La salita non è mai troppo impegnativa. C'è qualche punto più ripido di altri, ma non è mai richiesto un grande sforzo fisico.
A metà salita incontriamo due ragazzi con il loro bel cagnolone. Scambiamo 2 parole e veniamo a sapere che il rifugio è chiuso. Continuiamo la salita, usciamo dal sentiero in prossimità di una seggiovia e prendiamo una sterrata che ci accompagna fino alla successiva deviazione. Il Sunny Valley è proprio qui dietro, la segnaletica dice 10 minuti. Arrivati su al Sunny Valley mio figlio mi dice "ma questo non è un rifugio, è un albergo". Effettivamente è un rifugio abbastanza lussuoso, che apre l'8 Luglio (ho chiesto dopo all'ufficio del turismo) in concomitanza con l'apertura degli impianti. E' probabile che la maggior parte degli ospiti non sianoescursionisti, quanto piuttosto gente pigra che vuole stare al fresco a mangiare.
Torniamo sui nostri passi, facendo la stessa strada dell'andata, ma a 50 metri dall'auto, prendiamo la deviaziaone per la malga dell'Alpe, che è a 5 minuti. Qui ci accolgono caprette, asinelli, due super cagnolone con cuccioli affettuosi che fanno impazzire i bambini. Facciamo merenda, la malga è tutta per noi. La signora che gestisce la malga, aiutata dalle figlie è simpatica e disponibile. Credo si possa salire anche con l'auto se si pranza in malga, ma dal parcheggio saranno 200 metri, non credo ne valga la pena.
Il video dell'escursione
I laghi di Cancano
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Escursione: Giro ad anello del lago di Cancano
Luogo: Laghi di Cancano, Valtellina
Condizioni Meteo : Soleggiato
Difficoltà: Escursione totalmente pianeggiante ma decisamente lunga.
Durata: 4,40h - Giro ad anello di 12km
Panorama: 3/5 - Vallata e lago splendidi.
Avvistamenti : No
Passeggino: Si, ma se fate il giro ad anello ci sarà un punto dove il bimbo va fatto scendere per una trentina di metri per via della sterrata chiusa.
11.5 km, 04:41:26
I laghi di cancano sono un must della Valtellina. Chiunque li abbia visti è pronto a consigliarli senza indugio. Da ora anche io sono uno di questi.
Bisogna però decidere come goderseli.
Innanzi tutto bisogna salire con la macchina fino all'enorme parcheggio che si trova poco sopra, sempre avendo cura di pagare prima il pedaggio alla colonnina lungo la strada.
Una volta arrivati ci si rende conto che il posto è davvero bello come dicono, ma solo dacendo il giro del primo lago, chiamato lago di Cancano, ci si rende conto di quanto questa affermazione sia vera.
A piedi o in bici? Noi l'abbiamo fatto a piedi, ma credo che la bicicletta sia la soluzione ideale. Il sentiero infatti è sempre al sole, non c'è modo di ripararsi all'ombra da nessuna parte, ma la cosa peggiore è che c'è un traffico come sulla Tiburtina la mattina presto di un giorno lavorativo. Non so se ci fosse qualcosa di particolare quel giorno, fatto sta che percorrendo il giro ad anello la strada va condivisa con le auto, e spesso qualche automobilista non rallenta a sufficienza sollevando polvere a non finire. Ci passa persino la navetta, quindi forse sarebbe meglio prendere quella piuttosto che muoversi con le auto.
Arrivati alla seconda diga, la prima è proprio dove abbiamo parcheggiato l'auto, la attraversiamo per raggiungere l'altra sponda. E' proprio dalla diga che si riesce ad ammirare lo spettacolare paesaggio che i laghi offrono. Appena arrivati sulla sponda opposta del lago sostiamo al rifugio Val Fraele (1954m), molto accogliente e ben tenuto, che vi lascerà usare i tavolini a patto di prendere un paio di birre.
Da qui si continua per la strada che passa sotto il rifugio e costeggia il lago, che stavolta sarà sulla vostra destra. Non passeranno automobili, perché questo sentiero è chiuso da due sbarre. Sicuramente più bello del sentiero di andata, in altri 5km ci porta alla diga di partenza dove, prima di tornare al parcheggio, decidiamo di visitare la chiesetta di sant'Erasmo, vicina all'altro punto di ristoro, il rifugio Solena.
Camminata mai impegnativa ma molto lunga, adatta ai passeggini nella quasi totalità se si fa il giro ad anello, tranne che per un punto sul sentiero di ritorno dove non è consentito passare sotto la galleria (è completamente buia e un mezzo da lavoro potrebbe non vedervi). L'unica qui è prendere in braccio i bimbi e per quei 30 metri anche il passeggino. Non c'è pericolo, solo scomodità.
Sono sicuro che con le bici, che possono essere noleggiate al parcheggio, il giro dei laghi sia più interessante. Ci si può spingere fino al secondo lago, farne il giro, e poi riprendere la traccia fatta da noi a piedi. Quindi valutate bene e se il periodo è troppo affollato, arrivate presto per noleggiare le bici prima che non ce ne siano più a disposizione.
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Val di Rezzalo
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Escursione: Percorriamo la val di Rezzalo fino al rifugio la Baita
Luogo: Val di Rezzalo, Valtellina
Condizioni Meteo : Soleggiato
Difficoltà: Escursione di media lunghezza ma facile e su comoda sterrata.
Durata: 1,20h - Sola andata
Panorama: 3/5 - Vallata davvero molto bella e soleggiata
Avvistamenti : No
Passeggino: Si.
3.3 km, 01:20:08
La val di rezzalo è stata la prima escursione in Valtellina. Cercavo una passeggiata facile e appagante da fare con i bambini per sciogliere un pò le gambe e riprendere il ritmo dopo un letargico inverno.
Arrivati al parcheggio, piccolo va detto, previo pagamento del pedaggio giornaliero (5 euro) indossiamo gli scarponi e cominciamo a camminare lungo una comoda sterrata che gradualmente comincia a risalire la vallata.
Gli alberi ci riparano dal sole, superiamo delle case piene di fiori, qualche baita forse ancora non aperta, per proseguire sempre in leggera ma costante salita. Usciti dal riparo degli alberi la vallata comincia a mostrarsi. Beviamo un sorso d'acqua nell'area picnic molto curata e pulita che si trova 300m prima del rifugio la Baita. In questa area picnic c'è anche una toilette ecologica, che non emana odori sgradevoli.
Per vedere però la vallata nella sua interezza bisogna fare ancora un piccolo sforzo e raggiungere il rifugio, non proprio ospitale se non si pranza li, ma carino. Da questo punto, meta dell'escursione, la vallata si apre, si lascia ammirare mentre è inondata di sole. Non resta che stendersi su un prato e godersi l'aria buona e il bel paesaggio, prima di ritornare al parcheggio seguendo la stessa strada dell'andata.
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Castrum Novum
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Partiamo subito con un pò di storia, presa dal sito del FAI che ci ha permesso di visitare il sito archeologico in maniera gratuita in una delle giornate promozionali.
"Castrum Novum, colonia marittima romana realizzata nel 264 a.C. a difesa della costa tirrenica settentrionale, fu ripopolata in epoca cesariana (Colonia Iulia Castronovana), all'inizio rettangolare e circondata da mura, successivamente provvista di: teatro, curia, archivio (tabularium), area sacra ad Apollo, impianto termale (balneum). Lungo il suo litorale, sono evidenti strutture romane di epoca imperiale e rinvenuti materiali che attestano la vita della città dal III secolo a.c. al VI d.c.."
Il sito, che si trova vicino Santa Marinella, non è grandissimo sebbene una parte sia ancora sepolta sotto proprietà privata. Nella giornata FAI in cui l'abbiamo visitato abbiamo avuto la fortuna di avere l'archeologo direttore dei lavori a farci un'introduzione su quello che rappresenta questo sito e la sua importanza strategica per Roma.
I castrum sono delle roccaforti militari che presidiano i territori di confine. Questo castrum, con l'espansione dei territori di Roma ha perso, nel corso dei secoli, la sua funzione principale, quella di controllare il territorio e la presenza di nemici ai confini di Roma, espandendosi e diventando una vera e propria cittadina con tanto di teatro e ambienti termali.
Lungo il percorso volontari spiegano punto per punto cosa stiamo vedendo: le vecchie baracche dei soldati, le tombe ritrovate, le fondamenta delle mura, il teatro. Con un giro ad anello che dura un'oretta scarsa si riesce a farsi un'idea del sito archeologico, che gode di una posizione privilegiata, proprio sul mare Tirreno.
Visitatelo se vi trovate nei paraggi e fosse aperto al pubblico, non ve ne pentirete!
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Da Campo dell'Osso al rifugio di Camposecco
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Escursione: Da Campo dell'osso al rifugio di Camposecco e ritorno ad anello
Luogo: Monti Simbruini - Campo dell'osso
Condizioni Meteo : Nuvoloso - piovoso - neve
Difficoltà: Escursione lunga. Facile e tutta in discesa fino al rifugio, si recupera tutto il dislivello tornando alle vedute.
Durata: 5h - Giro ad anello di 18km
Panorama: 3/5 - Bella passeggiata con arrivo alla piana di camposecco, teatro dei nostri spaghetti western come Trinità.
Avvistamenti : No
Passeggino: No.
17.9 km, 04:58:41
Questa escursione ci porta dal piazzale di Campo dell'Osso, poco sopra Livata, fino ai prati della piana di camposecco, passando per i boschi e le faggete dei monti Simbruini.
Si parte presto, il giro è lungo, quindi se come noi si fa d'inverno è bene stare verso le 9 alla partenza delle piste da fondo di campo dell'osso.
Da qui comincia tutta in piano l'escursione che segue il tracciato del sentiero già visto prima che dal passo delle pecore porta all'anello di Livata. Entriamo dunque nella faggeta, seguiamo le indicazioni sempre presenti sul sentiero e arriviamo ad un bivio con l'indicazione "Passo delle Pecore". Continuiamo costeggiando la faggeta, entrando e uscendo dagli alberi, e qui è bene fare molta attenzione ai segnali sugli alberi o si rischia di finire fuori percorso.
Usciti dalla faggeta e raggiunto il passo delle pecore, troviamo una ulteriore segnaletica. A sinistra andiamo all'anello di Livata, a destra proseguiamo per Campo Buffone che attraversiamo in una fantastica radura per poi preseguire e rientrare più avanti tra gli alberi.
Qui il sentiero, che fino ad ora è stato pianeggiante, comincia a scendere verso la piana di Camposecco, sempre in mezzo ai faggi. Quando gli alberi cominciano a diradarsi e si intuisce l'arrivo nella piana abbiamo fatto metà percorso. Infatti il rifugio di Camposecco (che è solo un rifugio per la notte) si trova proprio in fondo alla piana, si intravede piccolo in lontanza.
Soffermiamoci un attimo sul posto in cui ci troviamo. Una grande radura circondata da boschi di faggio, con piccole collinette piene di spuntoni rocciosi. Per i ragazzi degli anni '70 questo era il far west dei film spaghetti western e a rendere famoso questo posto è stato il film Trinità, con la coppia Bud Spencer e Terence Hill.
Fatta una breve pausa e salutati i ragazzi che hanno passato la notte nel rifugio riprendiamo la marcia, che stavolta non sarà tutta pianeggiante perché dobbiamo riconquistare il dislivello perso all'andata e salire fino sotto al monte Autore (1.854m) in località "le Vedute".
La salita comincia dolcemente, poi salendo la nebbia si fa più fitta e la neve fa il resto, abbassando la visibilità senza però diventare mai problematica. Quando raggiungiamo "le Vedute" ormai la visibilità è molto bassa, ma la parte dura del percorso l'abbiamo già fatta e non ci resta che seguire la strada sterrata passando per l'osservatorio e superando gli impianti da sci di Monna dell'Orso per raggiungere infine il punto di partenza, con il gps che segna ben 20km.
Il video dell'escursione
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