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{jcomments on}Il lago di Bled visto dall'alto della collina Straza

In slovenia c'è un piccolo lago che avrete visto sicuramente in qualche cartolina su internet, generalmente ricoperto di neve, con il suo isolotto centrale a fare da soggetto principale in bella vista. Questo è Bled. L'impatto con la cittadina, che praticamente non esiste se non qualche casa e tanti negozietti nelle immediate adiacenze del lago, è ottimo. Tutto molto curato, pulito, ordinato.
Noi abbiamo optato per fare il giro completo, che è circa 6km stando a quanto si legge sul sito ufficiale, su comoda strada asfaltata ed in alcuni punti su passerelle di legno larghe e ben tenute.Durante il giro ci sono alcune cose che è possibile fare, come salire al castello ad esempio, ammesso che abbiate voglia di dargli un sacco di soldi per vedere souvenir o fare una foto dall'alto. C'è una pedana poco prima del castello che permette, seppur non in maniera ottimale, di vedere il lago dall'alto senza farsi spennare.

L'isolotto al centro del lago

Sullo sfondo il castello

Panorama lungo lago

Continuando si incontrano diverse spiagge, le prime subito a pagamento, addirittura con scivoli d'acqua, piu avanti libere, dove tuffarsi nelle acque cristalline del lago. Ci sono anche moli in legno da cui tuffarsi o prendere il sole.

Quando il giro sta per finire, e se lo avrete percorso in senso antiorario, poco prima prima della collina Straza, c'è un grande albero che è stato adibito a trampolino, con tanto di corda e ramo a 10 metri da cui tuffarsi, in maniera precaria, nella profonde acque blu.

Per concludere il giro prima di tornare al punto di partenza dove prendere qualche pensierino, potete passare un'oretta sulla collina Strava, dove c'è il costosissimo Bob su rotaia, i gommoni con cui intraprendere discese ardite con salto finale, e in cima un bellissimo parco avventura.

 

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20170817 191718

 

Anche quest'anno, come sempre, presi dai molti impegni lavorativi e dal poco tempo, abbiamo cercato di organizzare un viaggio che potesse darci il mare e nel contempo farci rilassare. Non è stata una scelta facile, perché nella maggior parte dei casi si parlava di mete turistiche. E quando dici turistico allora parli di luoghi affollati, prezzi esagerati, movida. Niente di quello che cercavamo. Così, forti di un'esperienza non nostra, ci siamo lasciati convincere per l'Albania. Un paese misterioso, perché ai più è conosciuto per i noti fatti di guerra degli scorsi decenni e per non essere esattamente un esempio di civiltà. Quello che abbiamo trovato è una nazione che sta cercando di risollevarsi, che ha tanta strada da fare ma che vuole percorrerla, soprattutto con l'aiuto degli italiani, i cugini dall'altra parte del mare.

Il nostro itinerario prevedeva la traversata Bari-Durazzo in traghetto, con le auto, ed un viaggio che ci avrebbe portato a sud, verso Saranda, quasi al confine con la Grecia.

Arrivati a Durazzo ci siamo diretti nella vicina Golem, dove abbiamo pernottato. Lì sono ancora presenti le torrette bunker da dove venivano controllate le spiaggia e le strade durante la guerra. La cosa singolare è che non sono state distrutte per far spazio a nuove strutture, ma sono rimaste o abbandonate alle intemperie e alla furia del mare e chiuse in mezzo alle costruzioni, come a voler mostrare quello che è stato il passato recente.

4 Ksamil

Dopo il breve soggiorno, ci siamo incamminati verso Saranda. Un viaggio lungo 6 ore, attraverso quella che è l'unica "autostrada" del paese. In realtà dall'aspetto è simila ad una italianissima strata statale, non illuminata, che passa in mezzo alle montagne, ricca di tornanti e tratti non asfaltati, ma comunque suggestiva nel panorama che la circonda.

Giunti a Saranda intorno alle 16, siamo rimasti stupidi del luogo scelto per trascorrere la settimana. Un piccolo complesso di appartamenti costruito a ridosso del mare, con bar sulla spiaggetta, ombrelloni privati, parcheggio privato e wifi. La cosa più bella era svegliarsi al mattino e ammirare Corfù, a pocho chilometri da noi.

Saranda, rispetto al nord dell'Albania, è sicuramente più turistica e sviluppata. Possiede molti ristoranti di vario genere, la cucina è quasi sempre apprezabile per noi italiani. Si vedono ancora i preconcetti della vecchia civiltà albanese, dettati dal regime comunista o dalla religione musulmana, professata dalla maggioranza. Cibi come la carne di maiale vengono serviti ma c'è qualche difficoltà nel trovare qualche ristorante. Come città di mare va molto il pesce. Mentre il piatto tipico è il capretto al forno. Il tutto, ahimé, povero di condimenti e spezie.

 

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Il viaggio in Normandia doveva terminare con Parigi come ultima tappa. Città che conosco molto bene, essendoci stato più volte, ma che valentina voleva assolutamente vedere.

 

Però non le è piaciuta cosi tanto, e a tutti e 2 mancava quel pizzico di imprevisto che il viaggio itinerante ha da offrire. Cosi chiudiamo il conto all’hotel e affittiamo di nuovo una macchina per fare gli ultimi 3 giorni di nuovo in movimento.

Prenotiamo sempre alla Hertz (mi raccomando per pochi spiccioli fate l’assicurazione a copertura totale) ma per un piacevole disguido la Spark non c’è. Al suo posto e allo stesso prezzo di danno una nuova Pegeout 308.

 

Stavolta puntiamo verso la Picardia e il Belgio. Dopo un traffico micidiale usciamo da parigi e arriviamo per pranzo ad Amiens. Una città piena di giovani, carinissima. La fame è tanta, l’unico posto aperto per mangiare è Francesca’s Pasta. Un piattone, una passeggiata in cerca di qualche ninnolo e si riparte. Prima però visitiamo Notre-Dame d’Amiens, la cattedrale gotica più grande di tutta la francia.

 

Proseguiamo per tutte strade secondarie, il paesaggio è incredibile, è una bellissima giornata di sole. Lungo la strada per Arras troviamo un cimitero militare. Parcheggio la 308 e scendiamo per dare un’occhiata. E’ della I Guerra Mondiale, la Grande Guerra. Ci sono alcune fotografie di famiglie scattate piu di un secolo fa. E’ incredibile pensare che su alcune di esse ci siano ancora dei fiori. Probabilmente nipoti di 3° generazione.

Arras, luogo della storica battaglia, è una distesa sconfinata di campi che durante la guerra era pieno di trincee. Visto cosi si può solo immaginare come fosse all’epoca, ma tutto intorno ci sono monumenti commemorativi a ricordarci gli eventi.

 

Siamo quasi in Belgio, si cominciano a vedere i cartelli in doppia lingua. Finalmente arriviamo a Lille, una città carina e piena di vita. Anche qui però il tempo da dedicare è poco. Per chiudere il giro e tornare a Parigi abbiamo poco tempo, quindi doppiamo affrettarci e puntare a Dunkerque, ultima tappa della giornata.

 

Qui cerchiamo una bettola che ci ospiti per la notte. Chambre d’hote inesistenti ma che il navigatore senalava, il campeggio che chiude 2 ore prima del nostro arrivo. Poi troviamo un ristorante che ha delle stanze. Caro. Molto caro. Però c’è un signore simpaticissimo che è amico dei proprietari. “Ciao, sono Franco, sono di Catanzaro”. Un italiano venuto in francia da bambino che mi ripeteva il suo nome e la sua storia ogni 5 minuti.

Gira che ti rigira finiamo in un altro hotel-ristorante che per un prezzo abbastanza modico ci offre un letto decente.

La spiaggia di Dunkerque è immensa, il lungomare carino e con diversi locali. La mattina seguente, dopo una passeggiata a piedi nudi sulla spiaggia, ripartiamo verso la zona nord di Pas de Calais. La prima tappa arriva per caso. Lungo una di queste stradine di campagna leggo “Reserve Naturelle du Platier d’Oye”. Tappa obbligata. È molto presto, siamo soli, facciamo un giro e ci fermiamo per un po’ nei capanni. Tutto quello che vedo però sono oche selvatiche e mucche delle Highlands.

 

Superato il tunnel della manica dove la tentazione di andare in Inghilterra è stata davvero forte, arriviamo a Cap Gris Nez. Un posto FANTASTICO! Siamo sulla Côte d'Opale e decidiamo di pranzare sotto le scogliere, dove  nel tempo di un panino l’alta marea ci raggiunge. Poi visitiamo la zona circostante, davvero bella, che affaccia sul mare del nord. Inoltre è possibile visitare i luoghi teatro degli scontri della prima e seconda guerra mondiale, come le fortificazioni, i bunker e le batterie todt.

 

Adesso dobbiamo affrettarci a raggiungere l’ultima tappa di questo viaggio meraviglioso. Dopo una sosta caffè a Bolougne sur Mer raggiungiamo Dieppe, dove cerchiamo subito un alloggio. Campeggi con case mobili pieni, campeggi senza case mobili non ti fanno dormire in macchina (peccato perché uno era stupendo), alla fine allontanandoci da Dieppe arriviamo per caso a Purville-Sur-Mer. Troviamo anche qua il solito ristorante che ha una stanza libera. Fantastico.

L’hotel sebbene pulito e con personale simpatico non è niente di che. Il letto è molle, la doccia è quella di plastica che si trova nei cantieri edili, ed il cesso è in comune in uno stanzino senza finestre, ma con tantissimi articoli di giornale da leggere appesi alle pareti.

Però che posto ragazzi. Esci dall’alberghetto e sei sul mare. Sullo stesso mare che ha ispirato Monet per la maggior parte delle sue opere. Incredibile esserci finiti per caso. Nonostante l’acqua fosse congelata era pieno di persone che si facevano il bagno. Quando il sole ha cominciato a tramontare ed il mare ormai si era ritirato tantissimo (a settembre il mare si ritira di piu, dicono) abbiamo fatto una passeggiata sotto le scogliere, in un posto incantato. Sabbia gelata, acqua ghiacciata, ma che goduria.

 

Cena a Dieppe. Troviamo una pizza da asporto che ci fa 2 pizze al volo. Le mangiamo su un panchina al porto. Un rapido giro per la città e poi torniamo al nostro “ristobergo”!

Approfitto di essermi svegliato presto per scendere di nuovo in spiaggia a fare due passi all’alba.

 

Abbiamo ancora un po’ di tempo e cosi decidiamo di ripassare per Rouen. Putroppo però bisogna rimettersi in macchina e tornare verso Beauvais ed infine a casa.

 

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Certo che l'aereo è sempre affascinante, almeno quando decolla. Nonostante l'abbia preso ormai migliaia di volte e mi riprometto di non distogliere lo sguardo dal libro che sto leggendo, finisco inevitabilmente per guardare fuori dal finestrino per godermi di questo spettacolo affascinante e misterioso chiamato volo. Peccato si perda poi tutta la magia del viaggio. Come diceva Terzani si vede solo l'aereoporto da cui si parte e quello in cui si arriva, perdendosi cosi tutta quella serie di sfumature che un viaggio dovrebbe avere..

 

Peccato inoltre che viaggiare con la Ryan Air sia come prendere l'autobus..

 

Ad ogni modo l'arrivo all'aereoporto di beauvais mi ha visto subito noleggiare una macchina e poi partire all'avventura.

Si perchè non ho prenotato nulla. Quello che trovo mi prendo.

Case dei pescatori, chambre d'hote, sotto un ponte che ne so, questo viaggio ho voluto farlo cosi. Senza pensieri, senza orari, senza dover correre altrimenti la reception chiude.

Lungo la strada mi fermo in un motel. Di quelli americani. Che tra l'altro non ho neanche bene a mente come siano fatti visto che, seppure io sia stato in america, non ho avuto occasione di soggiornarvi. Eppure mi ricorda tanto quei film che si vedono in televisione, in quei film .. com'è che si chiamava.. Hostel :D

Davanti c'è un McDrive, e un Grill con le insegne lampeggianti.

Rende l'idea? Domani mattina apriamo la mappa della francia, scegliamo una strada e si cammina... in mente però questa sera ho solo il mio amico Ros, che mi ha mandato un sms dicendomi che partirà per l'america tutto da solo, un'esperienza che mi manca, purtroppo.

 

Giorno 2

 

A dire il vero la vacanza da solo l'avevo fatta, a 14 anni, quando sono andato in inghilterra a studiare l'inglese. Mi è venuto in mente mentre cercavo di prendere sonno..

Cmq questa mattina prima tappa al supermercato, fatta un pochino di spesa per la colazione e due panini a pranzo e poi via verso rouen. Siamo passati per una foresta incantevole, ma di cui senza cartina alla mano dimentico il nome. A rouen dopo aver girato un pò finiamo con il dover tornare di corsa alla macchina perchè il parcheggio sta per scadere. Peccato, perché è davvero carina e forse meritava almeno un'ora in più.

Puntiamo su Fecamp, dove ad attenderci c'è un bell'acquazzone. Poi passa ma la pioggia resta con noi tutto il giorno, ogni tanto fa due gocce, poi smette, poi riprende. Che palle.

Etretat è spettacolare. Il paese è grazioso, ma tanto grazioso che volevamo pernottare li. Poi invece abbiamo proseguito. Ma le falesie di Etretat sono stupende. Si può percorrerle con dei sentieri che regalano vedute mozzafiato, e nonostante la pioggia fosse nostra nemica ne è valsa comunque la pena.

Che brutto però quando vedi una foto dentro la tua testa, poi prendi la macchina, scatti e ti accorgi che tutto sommato.. il problema è, secondo me, che per quanto un paesaggio possa essere bello, nel momento in cui lo si delimita perde parte della sua spettacolarità.

Si riparte sotto l'acqua per Honfleur, dove decidiamo di pernottare. Arriviamo percorrendo il Ponte di Normandia,  5 euro, grazie. Anzi pure 10 centesimi. Qui in francia si paga tutto e caro. Honfleur è un amore, piccola e graziosa con quel suo porticciolo pieno di ristoranti e di gente. Peccato che non lo siano i prezzi. Gli hotel non li abbiamo nemmeno guardati, ma quelli dei ristoranti si. Alla fine non si sa come siamo finiti in un ristorante svizzero, a tema alpino per la precisione, dove abbiamo mangiato la maxi Grillette, un piadinone formaggio e funghi che è costato come un piatto di fettuccine ai porcini.

Peccato non aver trovato subito lo zozzone di turno. Perché c'era anche ad honfleur. C'è sempre uno zozzone che con 2 spicci ti fa mangiare..

Adesso sono qui nella Chambre che scrivo queste due righe. Il padrone di casa è un vecchietto classe 1933, simpaticissimo e molto loquace :) Si sente solo poverino, anche se Eban, il suo cane, gli fa compagnia 4 chiacchiere forse non riesce sempre a scambiarle.

Da quel che ho capito la moglie è morta, una figlia vive in germania e l'altra in finlandia. E poi ha un figlio Poliziotto o qualcosa del genere. Pochi minuti fa ci ha raccontato una delle sue storie, offrendoci un cicchetto fatto da lui.

Se riesco carico qualche foto. Ora la batteria va giù e mi tocca chiudere.

Giorno 3

Dopo una colazione super abbondante di quelle che non facevo da tempi immemorabili, pane burro e marmellata, e addirittura una macedonia di frutta, facciamo un rapido giro nel giardino meraviglioso di michel, che ci regala della frutta e ci saluta concedendosi per qualche scatto in compagnia.

La tappa successiva è Arromanches, dove c'è il museo dello sbarco e si comincia a vivere lo spirito della Normandia, fatto di spiagge chilometriche con musei e rimasugli della guerra in ogni dove.

Una velocissima tappa a Bayeux, che a dirla tutta non mi è piaciuta molto, e poi raggiungiamo una delle mete più visitate della Normandia, Colleville sur mer, che ospita il più grande cimitero Americano in europa. Probabilmente se non si è veterani o coinvolti in prima persona in questi avvenimenti non si riesce a capire il significato di questo monumento.

Per quel che mi riguarda la libertà è nata qui. Siamo stati quasi due ore a passeggiare fra le croci bianche con sopra scritti i nomi dei soldati americani che hanno dato la vita in nome della libertà di tutti noi. Alcune però riportano solamente la dicitura generica che si usa quando un soldato non è stato identificato. Ci sono le croci di davide, quasi sempre accompagnate da un sassolino. C'è chi ha un fiore, chi un biglietto. Commevente, senza dubbio.

Quando scendiamo sulla spiaggia chiamata Omaha ci rendiamo conto di quello che deve essere stato a quei tempi, un vero e proprio tiro al piccione.

Proseguiamo fino a Point du Hoc, un altro sito bellissimo che questa regione offre. Qui i soldati dell'82esimo reggimento hanno conquistato la cima arrampicandosi con le corde, scale guadagnandosi cosi un punto strategico per l'invasione della Normandia. Ci sono acora i buchi dovuti ai bombardamenti, dei crateri enormi. Poveri quei tedeschi che hanno vissuto l'esperienza..

Infine giungiamo a Carentan, città strategica per entrambe le fazione e distrutta dai bombardamenti e dalle battaglie che hanno infuriato tra le sue strade. Oggi a dire la verità non ha molto da offrire. Troviamo un fast food della pizza, mangiamo e andiamo a dormire, nel nostro bel bungalow pagato 40 euro e veramente confortevole.

 

Giorno 4

 

Questa mattina dobbiamo finire la costa ed arrivare a Mont Saint Michel. Questo l'obiettivo. Si parte da Saint Marie Du Mont una delle cittadine dove i paracadutisti si sono lanciati per dare supporto all'invasione della Normandia. Sulla chiesa leggo la storia di due soldati tedeschi che hanno il compito di tenere a tutti i costi la posizione. Ci riescono, ma quando l'indomani arrivano gli americani chiedono al prete di nasconderli. Non è servito, sono poi stati trovati e fatti prigionieri.

Utah Beach è la tappa successiva. Molto più bella di Arromanches e meno carica di turisti. Forse perchè era presto, ma ho avuto un'impressione migliore. Sulla spiaggia enorme, forse a causa della marea, ci sono dei fantini che si allenano con i cavalli. C'è un silenzio quasi surreale, si sente solo lo scalpitio attutito dalla sabbia bagnata.

Il museo però stavolta lo saltiamo, faccio solo qualche foto allo Sherman appena fuori e una visita al memoriale costruito sopra un bunker dei nazisti. Poi si riparte.

Sainte-Mere Eglisee è la seconda cittadina che abbiamo visitato dove c'è stato il lancio dei paracadutisti. Piccola e con poco da offrire se non il museo degli Airborne (i paracadusti, appunto) e la storia del soldato John Steel che è rimasto impigliato sul campanile della chiesa per tre giorni e salvatosi perchè fintosi morto.

- Le due foto qui sopra sono rispettivamente Cape de la Hauge e Cape Carteret -

Due dei posti più belli che ho visto fin'ora sulla mia guida non c'erano. E' vero che ho preso una guida generica della Francia visto che dovrò girarla un pò tutta, almeno la parte nord, però non erano menzionati e se non avessi seguito il mio istinto mi sarei perso due paesaggi straordinari.

Il primo è Cape de la Hauge, il punto più su della francia, Nord-Ovest per la precisione. Un piccolo villaggio di pecatori, Goury si affaccia sul mare. Il posto è incantevole, e di turisti neanche l'ombra, se non qualche camper avventuroso.

Si scende poi verso Carteret, altro punto non segnato sulla mia guida (ma presumo che su una guida specifica della normandia non manchi, visto che è segnato con indicazioni stradali), veramente molto bello e si può scendere sulla spiaggia dalla scogliera, seguendo il percorso dei doganieri.

Sotto un diluvio che ormai ci accompagna da sempre, arriviamo a Saint Michel, dove troviamo una bellissima chambre d'hote dalla quale sto scrivendo.

 

Giorno 5

 

Mont Saint Michel di notte è davvero una cosa spettacolare da vedere.
In un certo senso la fortuna/sfortuna ha voluto che non ci fosse l'alta marea e quindi ho potuto arrivare fin sotto e visitarla senza problemi. L'abbazia ovviamente era chiusa e quindi era previsto un ritorno domani mattina.

colazione super abbondante come da tradizione chambres d'haute in compagnia della piccola Scarlett, la figlia o nipotina (perché non è che fosse molto chiaro) della padrona di casa, una simpatica donnina di mezza età sposata con un vietnamita che parlava francese meglio di lei.
La visita a Saint Michel la mattina è come ci si aspettava. Orde di turisti, pulman su pulman che scaricavano gente di tutti i tipi, milioni di macchine parcheggiate.
Eppure dentro, a parte i primi 100 metri, la folla si dirada e si riesce a visitare il tutto senza troppi problemi, sempre però stando attenti a non farsi superare dai gruppi, che come si sa sono micidiali.
Fuggiamo da saint michel e puntiamo verso cancale. E' quasi ora di pranzo e la fame comincia a sentirsi.
Dopo un panino in cima ad una scogliera scendiamo giu in città giusto il tempo per fare 2 passi sulla spiaggia dove la gente del posto vende le ostriche ai turisti affamati. C'erano addirittura due signori che hanno brindato, forse al loro anniversario chi lo sa, in riva al mare con 2 piatti di ostriche ed una bottiglia di spumante.
La spiaggia poi è un tappeto infinito di gusci, tanto che sono proprio questi la spiaggia stessa.
Saint Malo è stata invece una delusione. Sarà perché ormai mi ero in qualche modo disabituato alle folle ed alle città con piu di 100 persone. Fatto sta che non è che mi sia piaciuta molto.
Oltretutto avendo perduto il biglietto del parcheggio ci è toccato pagare come 3 giorni di sosta continuata, ossia 21 euro, quando ne dovevamo si e no 2.
Ok, non mi perdo d'animo. Puntiamo su Dinan. Per carità, peggio di Sain Malo! Troppa gente. Non è questo che sto cercando in questo viaggio.
Voglio il paese con 100 anime, dormire in casa di questa gente del nord, conoscerli e capirli, entrare fin quanto possibile nella loro mentalità.
Punto quindi su Cap Frehel, ma è tardi, e ancora non ho trovato niente da dormire. Il brutto della Bretagna, che diciamocelo fino ad ora mi piace decisamente meno della Normandia, è che ci sono meno chambre d'hote, e le poche che ho trovato erano tutte chiuse e senza nessuno.

Alla fine un piccolo hotel poco distante dal faro aveva una stanza libera. Hotel è una parola grossa, stanza lo è ancora di più. Ma per carità è un tetto sulla testa, loro sono simpatici e quindi va bene cosi per oggi.
Negli altri bunker ci sono ospiti dei viaggiatori a piedi. Da Sain Michel a Sain Brick mi pare mi abbiano detto, tutto a piedi. Saranno almeno 80 km. Però che spirito, che forza. E non sono nemmeno giovanotti, ma signori di una certa età.

Non c'è niente da fare. Viaggiare in questo modo ti porta a scopire un mondo che altrimenti non vedresti, a conoscere persone che sono diverse da quelle che sei abituato a frequentare. Gente di tutti i tipi, che viene da ogni dove.

E poi se vogliamo proprio dirla tutta, in questi quattro giorni i posti più belli sono quelli che ho scoperto da solo, quelli che non c'erano nella guida, quelli che ho visto per puro caso, quelli inaspettati perché fuori tragitto. Quelli che nessuno ti ha consigliato. Ecco, li in quei posti di solito o sei solo o ci sono cosi poche persone che ringrazi il cielo di aver scelto di viaggiare cosi.

 

Giorno 5

La sera dopo aver lasciato la roba nel bunker siamo andati a fare una visita a cap Frehel. Essere su una scogliera da soli con un faro è un'esperienza davvero gratificante. Ogni tanto si vede una lepre che scappa via, si sente il vento soffiare fortissimo e le onde infrangersi sulla scogliera. Il tutto con la luce che illumina il tutto ad intermittenza.
La mattina dopo sveglia presto e andiamo di nuovo al faro. Stavolta però possiamo fare il sentiero che segue il perimetro della scogliera e di giorno si apprezza il panorama mozzafiato. Tornando alla macchina vedo un furgoncino della volkswagen, un T4, modello nuovo, con dentro un ragazzo che consulta una mappa. Gli busso, abbassa il finestrino e scambiamo 2 chiacchiere.
E' Arturo, spagnolo, in viaggio in solitaria con la sua amica Trica, una cagnolona di 10 anni che è sdraiata sul divanetto posteriore del camperino.
Arturo mi apre le porte di casa sua, mi mostra il camper, scambiamo qualche esperienza di viaggio, da dove veniamo, dove siamo diretti.
Scopro che non era solo, ma con un amico che per un imprevisto l'ha abbandonato dopo qualche giorno, mentre lui ha continuato. In inghilterra però non l'hanno fatto passare, non aveva i permessi per il cane. Peccato. Ad ogni modo aveva già fatto 4000 km. Complimenti. Una foto, un abbraccio, si riparte.
Sempre sotto la pioggia, purtroppo. Non smette mai, piove sempre e anche abbastanza forte. Cosi all'Ile de Breaht dobbiamo rinunciare, inutile fare tappa sotto il diluvio, cosi si punta verso Perros Guirec, la scogliera di Granito Rosa.
Trovata una pensione fantastica al centro che con 50 euro ci ha dato in pratica un monolocale, approfittiamo del sole che fa capolino e puntiamo sul sentiero dei doganieri.

Questa costa è qualcosa di fantastico. Il sentiero è molto comodo e offre scorci che ben si prestano alla fotografia. Cosi comincio a scattare. Ci sono dei pescatori che si sono fatti amici alcuni gabbiani che aspettano diligenti qualche pesciolino troppo piccolo per essere portato a casa e che gli verrà sicuramente regalato.
Si arriva poi ad un mulino, il sole è quasi tramontato, ultime foto. Il mare si è agitato, le onde si infrangono fragorose contro le rocce formando schizzi d'acqua altissimi.
Con il sole ormai andato torniamo verso la macchina ripercorrendo il sentiero dei doganieri alla luce della luna.

Giorno 6

Stamattina scendiamo al porto e prendiamo un traghetto che ci farà fare il giro delle Sept Ile. La giornata non è il massimo però c'è abbastanza sole e quindi speriamo di essere fortunati. La prima tappa è un isolotto che è ormai tappa fissa delle Sule, degli uccelli che hanno bisogno di posarsi in alto per poter spiccare il volo. Questo posto è l'ideale, visto che essendo esposto a nord è pieno di correnti. Le sule non devono far altro che aprire le ali e volare.
Peccato che le Pulcinella di mare siano andate via. Non lo sapevo e ci sono rimasto un pò male.
In compenso c'è qualche gruppetto di foche sparso qua e la, e poi una sola foca, da sola, che mi ha fatto tanta tenerezza. Sembrava quasi fosse stata scacciata dagli altri gruppi. O magari era una sua scelta.
La decisione è quella di tornare a tappe verso Parigi, quindi facciamo prima tappa a Vitrè, una piccola cittadina medievale verso la fine della Bretagna, poi arriviamo a Tour. Come non lo so, ma eccoci qua.
Città universitaria, carina e piena di vita. Troppa però.
La verità è che mi manca la Normandia e mi pento di non averle dedicato qualche giorno in più. L'ospitalità che vi ho trovato non è la stessa che ho avuto in Bretagna, seppur sempre gentili questi francesci, al contrario di quel che è l'idea generale di loro. Forse nelle grandi città, a parigi non ricordo, ma presto saprò dirvi.
E poi era la patria dei camperisti, erano ovunque. Vabbè ci tornerò. E mi sono anche ripromesso quando. Il 6 giugno 2014, per il 70esimo anniversario.
Stasera l'hotel che ci è capitato è super economico. 48 euro per una stanza. Non male, sebbene un pò (tanto vecchiotto). Diciamo retrò, anche se ho il presentimento che la scrivania dalla quale sto scrivendo sia realmente parte dell'arredamento originale del 1910...

Giorno 7

E ok, vediamo sti castelli della loira. Il primo è amboise, ma poi alla fine viene saltato spietatamente per andare solo alla Casa di Leonardo da Vinci quando era ospite di Federico I. Un posto incantevole dove Leonardo ha passato gli ultimi 3 anni della sua vita progettando e creando le sue invenzioni straordinarie per l'epoca. Un posto con un giardino magnifico dove tra una cosa e l'altra tre ore sono volate, semplicemente passeggiando e godendo di quell'incantevole atmosfera che regnava.
Da li a Cenancau o come si scrive, un castello interessante, con un parco enorme e tante stanze da vedere, ma nulla piu.
La meta finale è la Riserva Nazionale di Chambord, per cogliere due piccioni con una fava, sempre che ci riesca. Vedere il più grande castello di Francia e visitare il parco alla ricerca di animali selvatici, quali il cervo che in questo periodo è in amore, quindi spero di immortalare qualche bramito.
Il posto che ho trovato per dormire è davvero carino, sembra una piccola fattoria :)

 

Giorno 8

La mattina mi sveglio prestissimo per andare in mezzo alla foresta alla ricerca dei cervi. Niente, buco nell'acqua :(

Torno in stanza, faccio colazione, vado a salutare il padrone dell'hotel che è quasi dispiaciuto che non ho visto nemmeno un cervo. Tanto che ci offre un caffè con dei cioccolatini e dei biscotti, gentilissimo come tutti i francesi che fin'ora ho incontrato.

Parlando con lui scopro poi che la stanza era realmente una fattoria, con la porticina doppia, metà sopra, metà sotto. Ma veramente deliziosa. In macchina attraverso la foresta arriviamo a Chambord, il castello più grande di Francia. Ma che è immerso nella foresta omonima che è bellissima e piena di animali selvatici.

Affittata una bici si parte alla scoperta del parco, ogni tanto da qualche capanno si vede qualche cervo e si sentono bramiti a tutto spiano. Pranzo al sacco lungo la ciclabile che circonda il castello e poi si entra per la visita. Un pò una delusione se si considera che è il piu grande, quello con più stanze, ecc ecc. Durante la rivoluzione è stato saccheggiato e di mobilia ce n'è proprio poca, quindi anche da vedere non è che ci sia molto se non mattoni e qualche quadro neanche originale. Oltretutto tantissimi cafoni, ragazzini spero, hanno scritto sui muri del castello con i coltellini...

Usciti dal castello ultima puntata a due capanni e finalmente vedo qualche bel cervo. Un maschio e il suo harem. Qualche bramito, qualche foto e poi di nuovo in macchina fino ad arrivare ad Orleans. Difficile trovare un posto per dormire perché non mi aspettavo fosse una città cosi viva. Sistemati i bagagli poco fuori per la cena si punta alla città. Che è piena di vita, di locali, di ristoranti. Senza un posto a sedere.

Già per chi non mangia la carne è difficile trovare di cosa nutrirsi, se poi tutti i ristoranti sono pieni zeppi con la fila fuori.. finchè non notiamo un ristorante che ha qualche tavolino libero. Una scena non mi passa indifferente. Una mamma con marito e 2 bambimi raccoglie baracca e burattini e scappa via arrabbiata. Capisco perché poco prima di sedermi. Nessuno sta mangiando. Tempi di attesa catastrofici. Ormai basta spacciare un nome italiano all'estero e fai fortuna, anche se non sei capace.

Domani si entra a Parigi, purtroppo il viaggio itinerante finisce qui..

 

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E dire che un anno fa secco ero lì, a godermi l'ennesimo concerto... che tristezza non poterci essere andato quest'anno :-(

Dovete sapere che da circa 20 anni, durante la settimana di ferragosto sull'isola di Obuda (sziget in ungherese significa appunto isola) si svolge un grande festival della musica: una settimana - effettivi 5 giorni più una sera dato che il programma vero e proprio inizia con un concerto martedì sera, però si può entrare nell'isola già da lunedì mattina, come io ho fatto - tutta all'insegna della musica e del divertimento, dimenticandosi di tutto e di tutti al di là del ponticello che attraversa il Danubio. Gli unici requisiti sono: una tenda, un cambio di vestiti, un po' di soldi, resistenza fisica, amore per la musica e voglia di divertirsi

Io sono partito da Vicenza nella notte tra domenica e lunedì, verso l'1. dopo un viaggio di circa 950km attraverso italia, austria e ungheria, circa verso mezzogiorno siamo entrati a budapest. Dopo qualche inevitabile bestemmia per trovare un parcheggio dove lasciare la macchina e il viaggio con metropolitana e treno, siamo arrivati all'ufficio biglietti dell'isola. Avevamo preventivamente acquistato il biglietto su internet quindi è stato sufficiente esibire la copia della prenotazione con la quale abbiamo ricevuto un braccialetto indispensabile per accedere all'isola e per campeggiare. Gia a quell'ora, circa le 15 di lunedì, sull'isola c'era parecchia gente che si era già piazzata con la tenda, infatti io sono finito in un posto sì all'ombra però vicino a un palco dove la mattina alle 10 iniziavano a fare i sound check, e a 3 "arene" per la musica da ballo che staccavano la musica non prima delle 5:30. Come se non bastasse vicino c'era un baretto dove OGNI mattina un gruppo di francesi ubriachi marci arrivava verso le 6 e fino alle 9 continuavano a fare baccano. Come avrete capito quindi non ho dormito granchè, ma ero appunto alla prima esperienza quindi ho fatto qualche errore

Primi due giorni dedicati a prendere le misure all'isola e a quanto offre, non essendoci ancora i palchi allestiti poteva offrire molto poco rispetto a quando è a pieno regime ma cmq c'erano già 2 posti dove poter ballare 24 ore su 24 (e c'è chi lo fa, ovviamente con qualche aiutino chimico), tutti i baracchini del cibo e della birra erano aperti e come ho detto c'era già un sacco di gente quindi già così è figo

Poi, martedì sera iniziano i concerti, con 2 concerti sul main stage: prima artista ad esibirsi trascurabile, mi pare fosse Lily Allen che dovrebbe essere figlia di uno degli Iron Maiden. Mentre suonava io ho cenato... poi alle 21 concerto degli Iron Maiden! Non sono un loro fan, devo ammetterlo, però cmq hanno fatto un gran concerto suonando tutti i loro successi maggiori. 2 ore di concerto, più del concerto medio allo Sziget - intorno a 1:15 ore - dato che praticamente erano gli unici a suonare quel giorno. Finito il concerto tutti a ballare fino alle 5:30 -  tra l'altro quel giorno ho conosciuto un irlandese che era lì con 50€, quando il festival vero e proprio doveva ancora iniziare :-D )

 

 

Da mercoledì inizia il festival vero e proprio: una decina di palchi sparsi per l'isola, nella maggior parte c'è un concerto ogni ora circa dalle 16 a mezzanotte, certi palchi iniziano un po' più tardi per finire verso le 4. Il pezzo forte però è il main stage, dove fanno 5 concerti ogni giorno partendo alle 15 e finendo alle 23. Artisti di richiamo mondiale, solo alcuni di quelli che ricordo che ho visto sul main stage: Iron Maiden, REM, Sex Pistols, Killers, Kaiser Chiefs, Babyshambles, Die Hartze, Jamiroquai, Floggin Molly, MGMT, Presidents of the USA, Kooks, il cantante dei System of a Down, Alanis Morrisette e altri. Questi appunto solo sul main stage, c'era poi un tendone solo per il Metal, uno per le tribute-band, uno per la world music, uno per gli artisti ungheresi e così via... c'è poi la party arena, ossia un tendone sconfinato dove suonano dj famosi, temperatura elevatissima e una miriade di persone seminude che ballano, un'altra tenda simile solo un po' più piccola dove però ci sono getti d'acqua che rinfrescano la gente, e un'altra chiamata magic mirrors dove di giorno proiettano film e documentari inerenti l'omosessualità che di notte diventa discoteca sempre a tema gay (tranquilli, non si rischia di uscire con un buco di culo supplementare, e la musica è davvero figa)

Insomma, per praticamente una settimana le vostre giornate sono all'insegna della musica e del ballo, dalle 13 alle 5:30. Negli intervalli di tranquillità, un po' si dorme e un po' si va al vicino Auchan a fare la spesa e riposare un po' sulle panchine

 

 

Cessi chimici (quelli da cantiere) ovunque e puliti in continuazione, quindi anche dal lato igiene siamo messi bene. L'unico grande problema sono le docce, poche e ghiacciate: per la penuria, basta farsi furbi ed andare verso le 18 quando non c'è quasi nessuno (ovviamente se non sta suonando nessuno che vi interessa), cmq alla temperatura ci si deve fare l'abitudine... io dopo lo shock iniziale sono stato 2 giorni senza lavarmi per intero... alla fine ho ceduto

Poi, il lunedì alle 6 tutto finisce di botto: appena si ferma la musica spuntano già i camion degli addetti a smontare i palchi... io, con l'aiuto del mio coinquilino di tenda ho smontato tutto, fatto i bagagli e mi sono incamminato verso l'entrata dove ho beccato i miei due compagni di viaggio dell'andata. Taxi (niente treno al ritorno, via assicuro che una settimana di festival lascia il segno) fino al parcheggio, alle 8 eravamo in strada e alle 16 già a padova, poi alle 18:30 ero di nuovo a casa

Spesa totale: poco meno di 400€, ma tenete conto che lo scorso anno la super stava a 1.5€ e il cambio euro - fiorino era meno favorevole... quest'anno credo che con 330€ ce l'avrei fatta. Purtroppo però questa crisi mi ha portato via il lavoro quindi... sarà per la prossima volta! Stupenda esperienza cmq, da ripetere assolutamente

 

p.s. le foto non sono mie, l'anno scorso avevo un cellulare abbastanza scarso sotto questo aspetto e fanno un po' schifo, poi ne ho solo un paio il resto sono video...

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